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Critica ai Tg, news fatue?



Nelle ultime settimane, complici le ferie e la mancanza di una connessione internet, una serie di circostanze mi ha portato a guardare con una certa frequenza i telegiornali nazionali. Dal TG1 a Studio Aperto, con tutte le "gradazioni" intermedie e le distinzioni del caso, non ho potuto fare a meno di notare uno sconfortante impoverimento di contenuti. Qualche semplice esempio relativo alle notizie che da giorni, se non addirittura settimane, occupano i titoli dei TG, può servire a chiarire l'affermazione.

Innanzitutto alzi la mano chi nelle ultime settimane ha visto servizi relativi a mutui subprime, incendi nel Sud Italia, rincaro di pasta e pane. Tutti. Se questo è quello che succede in Italia e nel mondo, è corretto parlarne. Vero, però c'è un ulteriore step da compiere: bisogna parlarne in maniera corretta. Bisogna avere come obiettivo principale quello di mettere la gente in condizione di capire l'oggetto del discorso e farsi un'opinione personale, altrimenti si ottiene l'effetto opposto: disinformazione al posto di informazione.

Primo esempio. Chi, dopo i fiumi di parole versati, saprebbe dire perché è "scoppiata la bolla immobiliare" in America? Chi ha una vaga idea di quali potrebbero essere le ripercussioni sull'economia mondiale? Chi sa spiegare il significato del termine subprime? Chi, alla luce di queste notizie, ha analizzato la propria situazione finanziaria e ragionato sul da farsi? Le mani alzate, c'è da scommetterlo, sono già diminuite.

Eppure i telegiornali ne hanno parlato, e tanto. Ancora oggi, il TG1 delle 13.30 ha dedicato un servizio all'argomento; peccato si trattasse solo di un lungo elenco di indici di borsa e poco più, che alle orecchie della maggioranza di noi valgono sì e no quanto i numeri del lotto.

E intanto sui quotidiani, e anche in qualche programma televisivo, si ripetono appelli all'alfabetizzazione economica dei cittadini, affinché in futuro si possano operare scelte più coscienti e, magari, scongiurare simili eventi.

In fondo sarebbe bastato poco: un minuto di un servizio in cui un esperto di economia si fosse preso la briga di tradurre in linguaggio comune quei concetti complicati e così importanti.

Secondo esempio: i roghi nel Sud Italia. Per giorni abbiamo assistito, sconfortati e inermi, alla telecronaca della devastazione incendiaria che ha messo in ginocchio in particolar modo la Sicilia.

Per giorni i telegiornali hanno parlato di morti, ettari di terreno bruciati, necessità di una pena certa per i colpevoli. Già, i colpevoli: li hanno presi, ci hanno detto, sono due pastori. Ma ora che sappiamo con precisione il numero dei morti e le zone colpite, sappiamo qualcosa di più dei responsabili? E delle motivazioni che li spingono ad agire?

Perché nessuno parla degli interessi economici che ci possono essere dietro le fiamme?

Ultimo esempio i tanto temuti rincari della pasta e del pane. Già, ma perché? Qualcuno in TV l'ha spiegato? Qualcuno ha parlato della siccità che ha colpito i paesi maggiori produttori di grano (Australia e Canada), o della riduzione della percentuale dei terreni dedicati alla coltura del grano in favore del mais che serve per produrre i biocarburanti?

E dell'aumento della lunghezza della filiera produttiva e del conseguente aumento del prezzo finale a discapito di chi fornisce la materia prima, nessuno ne parla?

E, infine, qualcuno ha per caso fatto riferimento al costante aumento del costo del petrolio e quindi del costo del trasporto delle materie prime e dei prodotti finiti? Qualcuno ha mai nominato la Borsa dei cereali? Nessuno. Il risultato è che i consumatori sono sul piede di guerra, senza sapere il perché.

I telegiornali, ma più in generale la televisione, rappresentano uno strumento mediatico potentissimo. Potrebbero essere un mezzo molto efficace di istruzione dei cittadini, acculturazione, formazione di una consapevolezza. Invece che cercare di trasmettere opinioni, dovrebbero sforzarsi di trasmettere informazioni, affinché ognuno sia messo in condizione di capire e scegliere con la propria testa.

E invece oggi chi vuole conoscere, deve cercare. Su internet, tra le pagine dei quotidiani. Chi cerca trova: ma cercare richiede capacità, economiche e culturali, e queste purtroppo non sono alla portata di tutti. La televisione invece lo è.

Ecco perché la volontà di tenere le persone sempre al di fuori, di lambire la superficie degli argomenti senza andare a fondo, di parlare degli effetti senza nominare mai le cause, può sembrare frutto dell'intenzione di non rendere le persone consapevoli e autosufficienti.

Col risultato che siamo tutti più arrabbiati, spaventati e delusi, senza avere un'idea chiara del perché.

(inserito il 31/08/2007)

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