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Diventare giornalista. Quando una Laurea non basta

Si è dibattuto spesso in questi ultimi mesi sulla possibilità di assegnare una laurea “honoris causa” a giornalisti che svolgono questo mestiere da vari anni.
Si è anche discusso sulla possibilità di limitare l’accesso alla professione ai soli possessori di Laurea.
Raramente però si è pensato di consentire l’ingresso in questo affascinante mestiere ai bistrattati laureati, sempre più relegati al ruolo di intellettuali di serie b.

Appare quanto meno strano infatti che un architetto e un ingegnere, tanto per fare un esempio, non abbiano bisogno di alcun ulteriore biennio (rigorosamente a numero “blindato”…) per accedere all’esame di ingresso nei relativi ordini professionali.

Si sa, gli ordini si prefiggono lo scopo di regolare, in numero e qualità, la schiera delle nuove leve che desiderano svolgere tale professione.
L’esistenza di un esame di ammissione certamente svolge questo impopolare ruolo di “filtro”, necessario, anche se impopolare, se non si vuole rendere troppo inflazionato e fuori controllo il numero dei professionisti “certificati” a tutti gli effetti.

Queste sono più o meno le ragioni a supporto dell’esistenza degli ordini.
Si può essere d’accordo o meno.
Si può dire che l’esame sia spesso un terno al lotto, costoso e ingiusto, ma la discussione si chiude qui.

L’esame di abilitazione al giornalismo rappresenta al contrario un caso a sé stante.
Solo chi ha svolto il praticantato può accedervi.
Niente sconti.
E qui nascono reali perplessità.

Tutti sanno quanto sia difficile e aspro il percorso per accedere alle scuole di giornalismo riconosciute dall’ordine (si contano sulla punta delle dita e ammettono poco meno di 30 fortunati all’anno per ogni istituto!) così come sia altrettanto imbalsamato e frustrante il percorso per diventare pubblicista, sgomitando nelle redazioni per farsi riconoscere i propri articoli e allo stesso tempo mantenendo la continuità di due anni consecutivi richiesta.

Tutto questo nella situazione attuale in cui diventare giornalista a tutti gli effetti sembra più un punto di partenza che un punto di arrivo.

Su queste premesse risulta davvero incomprensibile (a meno di non essere cinici e maliziosi..) pensare che un Laureato in materie umanistiche, con alle spalle diversi anni di studio, esami, tesi, si veda costretto a sostenere un ulteriore e gravoso sforzo economico/accademico per avvicinarsi a un riconoscimento che forse andrebbe un po’ ridimensionato.

Almeno l’accesso all’esame dovrebbe a nostro parere essere garantito anche ai Laureati.
Il praticantato potrebbe certamente venire valorizzato con dei punti aggiuntivi ma in questo modo, per lo meno, verrebbe rivalutato il valore, ormai in costante discesa, di una Laurea.

Perché se un giornalista può aspirare a ottenere una Laurea senza aver sostenuto nemmeno un esame accademico, non si capisce davvero perché un laureato non possa avere quanto meno la possibilità di svolgere un esame in più, per dimostrare che talento, metodo e applicazione, a volte, hanno solo bisogno di un campo di battaglia aperto, in cui essere messe alla prova.

Ai giornalisti l’ardua sentenza.

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