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Tv in Italia? Il "Financial Times": "tutto da rifare"



L'inferno della televisione italiana, per Tobias Jones del "Financial Times" si chiama Gerry Scotti, Maurizio Costanzo, canzoni nostalgiche e fin troppo ripetute, e tutte le soubrettes col suffisso in "ine": "veline", "letterine", "schedine".

Una critica asperrima, che è arrivata, a metà gennaio 2003, come un fulmine a ciel sereno sulle scrivanie di tutti i principali direttori di giornali e, soprattutto, dei loro commentatori.

Che, alle reazioni, giustamente indignate, dei protagonisti posti sotto accusa, hanno reagito come al solito: all'italiana! Ovvero plaudendo al detrattore, confermando che la programmazione televisiva italiana è fra le più scadenti d'Europa, che i nostri palinsesti sono dominati da una miscela di vecchi film americani, quiz e pornografia soffice, e così via.

E che, naturalmente, uno spettatore che avesse, teoricamente, a disposizione solo la Tv come strumento d'informazione sarebbe tagliato fuori da ogni notizia di contenuto medio-alto.

Completamente dimenticati risultano, per tali articolisti, i bei programmi di approfondimento che Mediaset e la Rai sfornano, se non giornalmente, almeno settimanalmente, e, comunque, il successo che in tutta Europa, in America, e non solo in Italia, hanno i programmi di "infotainement", che coniugano informazione, intrattenimento e classe da vendere.

E, poi, i programmi ricchi di veline e letterine, da "Striscia la notizia" a "Passaparola", in questi anni, hanno costituito importante punto di riferimento per denunce sociali di ogni tipo, basti pensare alla questione di Wanna Marchi, o informato giocosamente, con quiz gradevoli, ma stimolanti.

Insomma, prima di darci, come al solito, la croce addosso, da buoni esterofili, una volta tanto alziamo la testa con un po' di dignità, riconoscendo che ci piace un mondo (e gli ascolti lo dimostrano), incollarci alla TV nel primo pomeriggio per l'ultima puntata avvincente della soap, in serata per le fiction più riuscite, tardissimo, per il "Costanzo Show" e a marzo per Sanremo.

Ma che siamo capaci anche di gustarci due ore di Benigni che spiega l'ultimo Canto del Paradiso, con più convinzione dell'ennesimo, barboso, professore d'Italiano, rendendolo gradevole e accessibile. Ed è sostanzialmente un umorista.

(inserito il 20/01/2003)

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