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Berlino, capitale dei giovani: qui le speranze si chiamano anche "new economy"

di Demontis Carlo

Chi sono, cosa fanno e come vivono i nuovi giovani immigrati italiani a Berlino: è finita anche l’epoca di coloro che venivano in Germania per lavorare in gastronomia

Che l’immigrazione italiana, in generale, sia cambiata, in mancanza di fonti che possano fornire dati certi, è un dato di fatto. Finita l’epoca di coloro che sono venuti in Germania per la ricostruzione, oggi si può affermare con certezza che è finita anche l’epoca di coloro che venivano in Germania per lavorare in gastronomia.

È anche tramontata l’era del guadagno facile, della Germania vista come il paese del Bengodi, degli stipendi da favola, dei cuochi talvolta improvvisati che 10 anni fa guadagnavano sino a cinquemila marchi al mese.

Molti giovani tra i 24 e i 28 che arrivano a Berlino sono studenti universitari, in alcuni casi, in tasca un Erasmus, altri seguono un “amore” conosciuto chissà dove, altri ancora affermano di voler rimanere un anno per apprendere la lingua, ma poi attratti dal fascino della metropoli multietnica e multiculturale finiscono per rimanere. Elena, 26 anni di Bologna, quasi laureata in Lingue e Letteratura straniere, è al suo quarto anno a Berlino e ha già un notevole curriculum alle spalle con alcune delle più famose aziende a livello mondiale.

Oggi fa la trainer in un’azienda della new economy. “Sono andata via dall’Italia perché non sopportavo più certi provincialismi, certi modi di fare tipici della nostra cultura e del nostro carattere. Dopo un’esperienza a Desda, mi sono stabilita a Berlino e qui sto bene”. Se Elena non sopporta “certi provincialismi”, Riccardo architetto napoletano di 38 anni che lavora in un supermercato critica la “mala furbizia” di alcuni connazionali rispecchiata in parte anche dalla politica e dal berlusconismo imperante. “Sto bene a Berlino”, dice Riccardo, “ho fatto uno sforzo enorme e mi sono comprato una casa. No, non penso di tornare in Italia. Qui non devo andare in giro con i jeans e la camicia griffati per essere accettato. Se i miei jeans hanno una macchia non ne fa nessuno un dramma e mi trattano per quello che sono non per come appaio”.

Non fanno grossa Community come i turchi o i russi gli italiani e non sono concentrati in alcuni quartieri della città. Le preferenze vanno comunque a Prenzlauer Berg e Friedrichshain.
“Certo che ci s’incontra anche volentieri, siamo amici, ci vediamo all’università o ceniamo assieme, ma non facciamo gruppo né little Italy” afferma Luca, triestino 28 anni laureato in Scienze della Comunicazione. Sono pochi gli italiani che frequentano i circoli degli emigrati o che prendono parte alle riunioni degli organismi rappresentativi, alcuni non sanno persino cos’è l’AIRE e non hanno mai messo piede all’Ambasciata, ma poi si ritrovano in tanti quando suonano le band italiane oppure quando Gigi mette musica anni 60 e 70 in una bar di Prenlauer Berg.

(inserito il 01/03/2005)