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La stampa fa blog: e i "diari" diventano giornali online

di Angela Di Giorgio

Il Foglio, il Riformista e la Repubblica ed altri grandi giornali sono entrati nella "blogsfera". Quando il "blogging" diventa giornalismo, laddove nei "diari" c’è in primo piano il punto di vista di chi scrive. Ma anche il metodo giornalistico della prassi di accertamento del fatto

“Il blog è la tua voce sul Web”. È quanto si legge nella pagina di presentazione di Blogger, una delle piattaforme più conosciute per la creazione di blog, ed è davvero così. Spazio virtuale dove raccogliere e condividere qualsiasi cosa possa incuriosire o stimolare interesse, i web blog sono diventati la nuova forma (facile) di pubblicazione on line.

Che racconta pensieri e parole in forma di almanacco, cronologicamente datato, per far “passaparola” sul Web e diventare comunicazione “aperta”, senza una fine. Come la Rete. Attraverso i blog e i suoi autori (i blogger), passa ormai qualsiasi cosa. Senza filtro e con l’immediatezza che solo il web sa garantire.

E questo ha trasformato i blog in un vero e proprio genere espressivo, all’interno del quale prendono forma linguaggi diversi, dallo sfogo emotivo alla riflessione intellettuale, dal commento politico alla segnalazione di eventi, (e molto di più), in un serpentone dialettico che assume colori e sfumature variegate, a seconda di chi pubblica o replica. Tuttavia, l’ultima voce dei Blog è l’info-blog, vale a dire il giornalismo che prende a prestito i “diari di rete” per fare informazione.

Sì, perché anche in casa nostra abbiamo scoperto che a volte, i blog, possono diventare strumenti forti nella professione giornalistica, come quando si tratta di raccogliere testimonianze, di confrontare versioni, di denunciare senza mascherature un’ingiustizia. In un articolo su “Affari&Finanza” di Repubblica, Eugenio Occorsio la chiama “seconda generazione di blog”.

Quelli che stanno imparando a diventare canali alternativi, e affidabili, di servizi di informazione giornalistica, e a farlo con tutte le caratteristiche del blog. Perché nel blog giornalistico c’è in primo piano il punto di vista di chi scrive, la sua soggettività critica, la sua emotività, ma c’è anche il metodo giornalistico, quella prassi di accertamento del fatto che è nell’identità del giornalista come professionista dell’informazione.

E questo rappresenta l’elemento distintivo tra un blogger qualsiasi e un giornalista-blogger. Certo che anche in questo caso la riflessione giornalistica, con la sua credibilità e autorevolezza, viene rimessa in gioco e allargata, a volte deformata, dal gioco dei mille post inviati dai navigatori. Il punto di partenza è sempre, comunque, l’intervento successivo del giornalista, che rappresenta l’ago della bilancia della ragnatela dei discorsi.

Tra i quotidiani nazionali che si sono mossi per primi nella blogosfera, c’è da segnalare il Foglio, il Riformista e la Repubblica (con il gruppo editoriale Espresso). Il primo dal 15 ottobre 2002 ospita Wittgenstein, il blog di uno dei primi giornalisti-blogger italiani, Luca Sofri, e Camillo di Christian Rocca, subentrato sei mesi dopo.

Il Riformista conta attualmente sei blog, raggiungibili cliccando il link “Il cannocchiale”, come Cappeblog (cappeblog.ilcannocchiale.it), il blog di Stefano Cappellini su cinema e politica, oppure Angiusella di Isabella Angius (angiusella.ilcannocchiale.it), dal titolo “Inutìl. Il necessario del superfluo”. Per terzo è arrivato il gruppo EspressoRepubblica con Kataweb, cui va il merito di aver puntato con decisione sulla portata giornalistica dei “diari di rete” e di aver aperto il fenomeno del blog d’autore.

Basta aprire il sito www.kataweb.it o anche andare su repubblica.it per ritrovarsi, cliccando il link “blog”, in un universo fatto di ormai diecimila minidiari, dalla moltitudine di quelli nati per il desiderio di scambiare idee, condividere passioni, avere informazioni su questo o quell’evento, fino ai nuovi blog firmati da alcuni dei giornalisti più qualificati del gruppo, come Assante, Dipollina, Rampini, che troviamo sulla home page di Repubblica.

Su Kataweb, vero pioniere in fatto di blog, abbiamo quattro sezioni blog (Media e Tecnologia, Arte e Cultura, Popoli e Politiche, Società e Costume), per ognuna delle quali si possono sfogliare i diari di giornalisti autorevoli, come Vittorio Zambardino con “Zetavu” su Società, Tecnologia e Internet, Loredana Lipperini con il conosciutissimo “Lipperatura”, Gianluca Zucchelli con “Fumo di Londra”, e moltissimi altri.

Esempio di blog più tradizionale e non affidato a mediazioni giornalistiche ufficiali, è Quasirete della gazzetta.it, un contenitore unico in cui si parla di sport, letteratura sportiva, ritratti di grandi campioni, e che è fatto dei tanti commenti inviati dai lettori della gazzetta o appassionati di vicende sportive.

Tuttavia, al di là delle testate giornalistiche che hanno deciso o meno di aprire all’interno del proprio sito uno spazio riservato ai diari di rete, il fenomeno blog ha fatto emergere un dato interessante. Che il giornalismo formato blog può costituire, proprio per la continuità dei discorsi forniti dai singoli o dalle tante comunità d’interesse, un nuovo luogo per approfondire, riflettere e interpretare la realtà che ci circonda.

Il valore aggiunto non sta tanto, infatti, nel segnalare o produrre news, quanto nel mettere in campo una professionalità, e un metodo, che possono vagliare quella segnalazione, filtrarla e portarla a servizio della collettività. E questo sì che può davvero aiutare a fare informazione di qualità. Anche quando passa attraverso i blog.

(inserito il 06/04/2006)