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L'ultimo viaggio del Papa, raccontato da me che c'ero

di Monica Cillario

Questa è la cronaca di un'infocitizen in piazza San Pietro il giorno del "passaggio" del Papa


Il Papa: in questi giorni, ovviamente, non si parla d’altro e per chi vive a Roma, è inevitabile non pensare a ciò che sta accadendo a pochi passi dalla propria abitazione.

Tutta l’area vaticana è gremita di persone e tutte, giunte al piazzale antistante il colonnato del Bernini, prima o poi, alzano gli occhi verso gli appartamenti papali.

Anche la sottoscritta li ha alzati; era tardo pomeriggio, il sole stava tramontando, ma la terza e la quarta finestra del terzo piano lasciavano intravedere dei lampadari accesi: il Papa è in quegli appartamenti, ma nella parte più interna, che non affaccia sul colonnato. Sotto, nel piazzale, l’atmosfera era tranquilla. Guardandomi intorno mi è sembrato di vedere tutto il mondo in pochi metri quadrati: inglesi, francesi, americani, italiani di diverse regioni, africani, filippini, giovani, anziani, suore, preti, frati, bambini, tanti bambini e anche persone venute con il proprio cane… già, c’erano anche dei cani, tranquilli e composti a fianco dei loro padroni.

 In Piazza San Pietro il via vai era continuo, c’èra, inevitabilmente, una certa frenesia, dovuta alla presenza di centinaia di giornalisti, fotografi, cineoperatori, poliziotti, carabinieri, personale medico, ma nonostante tutto ciò, su tutta la piazza aleggiava un’atmosfera di serena tristezza. E anche adesso, sono sicura, quest’atmosfera continua a regnare e regnerà per tutto il tempo che sarà necessario.

Già, il tempo: quanto tempo rimarrà ancora, prima che tutto si compia?

In piazza mormorii e discssioni.

Ma i mormorii non sono notizie ufficiali, anzi, non sono nemmeno notizie, fanno parte della cronaca.

Mentre ero sul piazzale, mi rendevo conto che stavo vivendo uno di quei momenti che fanno la Storia, perché questo Papa ha fatto un pezzo di Storia. E’ stato un uomo che ha cambiato molte cose, sia all’interno della Chiesa, che nel mondo esterno.

Ha saputo aprire il mondo cattolico alle altre religioni: ha chiesto perdono agli Ebrei, chiamandoli “fratelli maggiori” (nessun Papa lo aveva mai fatto prima); ha chiesto scusa  in nome della Chiesa per  il rogo di Giordano Bruno e per aver imposto a Galileo Galilei di ritrattare le proprie intuizioni scientifiche.

Chiedere scusa è difficile per chiunque, immagino quanto possa esserlo per una persona che riveste una carica importante come quella di un  Papa, eppure lui lo ha fatto: ha chiesto scusa.

E poi, soprattutto, ha contribuito al crollo della dittatura comunista.

l’Uomo Wojtyla ha contribuito al crollo di quei regimi dittatoriali e di ciò, a livello personale, nel mio piccolo, gli sarò sempre grata e, proprio per questo suo contributo alla caduta di regimi persecutori e non rispettosi della libertà dell’individuo, ritengo che sia un Papa che più di altri ha fatto la storia, una storia di cui io stessa ho fatto e faccio parte e da cui lui ora, si sta congedando.

Proprio mentre stavo scrivendo questo articolo, le campane di tutta Roma hanno cominciato a suonare a morto: Giovanni Paolo II si è da poco congedato da quella storia che ha contribuito a costruire…

(inserito il 03/04/2005)

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