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Pari opportunità per le donne? Sì, grazie, ma vere

di Francesca Patanè

E’ indubbio: fino a quando se ne parla, esiste la questione e fino a quando è una questione, esiste il problema.

Perciò di pari opportunità non vorremmo parlare più.

E invece occorre doverosamente registrarlo: la “questione femminile” anche nel mondo del giornalismo è ancora capace, per la sua attualità, di costituire un punto all’ordine del giorno in grado di raccogliere attorno al tavolo di discussione donne di tutte le età con un unico obiettivo: l’abbattimento delle barriere. Perché, anche se non siamo omologate ai disabili (ci mancherebbe altro!), le donne giornaliste, specie in Sicilia, devono ancora avere a che fare con il loro handicap strutturale: quello di essere donne in un mondo tutto al maschile.

Ed è comunque in ogni occasione di incontro che, con una certa soddisfazione, a quei tavoli di discussione si notano, fianco a fianco, giovani, a volte anche giovanissime colleghe, e “compagne di lotta” (concedeteci la definizione presa in prestito all’altro ambiente, altrettanto maschilista, della politica italiana) che da anni si battono per l’affermazione del loro ruolo e per il giusto riconoscimento di una professionalità acquisita “sul campo” al pari dei colleghi uomini e con contorno di identiche occasioni di rischio (per quanto ci riguarda, un paio di intimidazioni mafiose, la lettera minatoria di una società segreta, trentatré morti ammazzati quasi in diretta e alcune autopsie seguite dalla prima fila e senza mascherina non ci hanno nemmeno spostati di una virgola).

Ma a parte il segreto compiacimento nel trovarci tutte solidali e tutte – per usare un eufemismo -giustamente “arrabbiate”, rimane il problema. E se il problema c’è, bisogna inventarsi le soluzioni per risolverlo, anche tappandosi il naso, quando occorre.


In Sicilia ci stiamo provando. Da un po’ di tempo il Cpo regionale ha avviato una serie di iniziative per far sì che anche nel nostro mestiere la questione femminile non sia più una “questione”.

Se ne è discusso recentemente in un proficuo confronto tra il Comitato siciliano per le pari opportunità presieduto da Maria Pia Farinella, l’Assostampa Sicilia – presente all’incontro anche il segretario Fabio Nuccio, che da sempre si batte con passione al fianco delle giornaliste siciliane – e il presidente del Cpo nazionale Marina Cosi.

Ed è stato proprio Fabio Nuccio ad aprire l’incontro. “Il confronto fra le donne – ha detto – è fondamentale per mettere in luce esigenze quasi mai tutelate e comprese: esistono ancora troppi elementi contrattuali che rimangono inapplicati, come il part time e il telelavoro”. Part time e telelavoro che garantirebbero soprattutto alla donna - impegnata più dell’uomo in ambito familiare –una vita lavorativa più comoda e anche, conseguenzialmente, più produttiva.


Ma le giornaliste siciliane non si batteranno solo per ottenere quanto peraltro stabilito già dalla normativa vigente. Stanche di lamentarsi, stanche – come ha sostenuto Maria Pia Farinella - di costituire solo “l’oggetto” di rappresentanza di questa o quella carica, stanche di scandalizzarsi di ideologie anacronistiche e pericolosamente stantìe, vogliono battersi, in quanto donne, per mettere in luce capacità che nulla hanno da invidiare a quelle maschili spesso tutt’altro che scontate, nei luoghi decisionali della vita politica e sociale del Paese, ovvero là dove la loro voce potrebbe levarsi a difesa di quel 52% di popolazione che costituisce in Italia “l’altra metà del cielo”.

Turarsi il naso portando avanti la proposta delle “quote” partecipative diventa allora una soluzione opportuna e auspicabile. Perché se è vero che la dignità non si ottiene obbligando gli altri al rispetto, è anche vero che il rispetto, in una società “giusta”, non dovrebbe neanche avere la necessità di essere imposto.


Battersi, dunque, a fianco di tutte le donne siciliane: è questo il nostro obiettivo.

Non sarà facile, occorrerà ridiscutere lo Statuto regionale: solo così si potrà ottenere un accesso più sistematico – e dunque un'uguaglianza “reale” – nei posti che contano: a fronte di modifiche ad articoli costituzionali, integrazioni, emendamenti e inviti (sulla carta) a “promuovere” identiche opportunità tra uomini e donne, non c’è niente di più “rivoluzionario” del riuscire a fare rispettare diritti già acquisiti.

(inserito il 27/01/2004)

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